"Inferni moderni"
(particolare)
Dopo aver
letto l’inferno di Dante, si è voluto fare un parallelo con un tipo d’inferno
tradotto in chiave moderna sui possibili “inferni” contemporanei. Inferni al
“plurale” perché l’uomo tende a trascurare e a ripetere gli orrori, le barbarie
commesse; questo la storia ce lo fa presente. L’intento peculiare è quello di
fare memoria storica, dando voce a disumanità spesso dimenticate e non
trapassate ai posteri; ad esempio le efferatezze accadute negli stati
dittatoriali, colonialismo, guerre, razzismo.
Il nostro
inferno rappresentato è quello dei crimini commessi contro l’umanità, come ad
esempio massacri e genocidi ovvero la distruzione strutturale e sistematica di
persone innocenti.
L’idea delle
lapidi è venuta leggendo il canto n 9 dell’inferno dantesco, dando un senso
diverso al concetto classico di “inferno” di Dante ove vi troviamo i colpevoli, falsari, malfattori,
criminali; cioè i malvagi.
In
opposizione abbiamo creato un concetto d’inferno di tipo “umanistico” dove
invece vi sono i giusti, i leali, ossia l’umanità buona, ma che per volere
altrui è un’umanità che ha subito violenze, dolore, torture, morte. Ad esempio
gente deportata, segregata in campi di concentramento o di prigionia, o di
persone che stanno valicando lo iato dell’aldilà in attesa di essere decapitati
o fucilati.
Rievocare
queste circostanze fa crescere in noi un’immensa tristezza, un avvilimento che
sale dentro fin lassù dove vi è la nostra coscienza, il nostro pensiero
valutatore; un’angoscia che vuol essere un monito di riferimento contro i fenomeni
cruenti che avvengono nella “inciviltà” contemporanea.
L'opera proposta consiste in una performance di denuncia
verso crimini e barbarie contro l'umanità: una serie di lapidi che riportano
date, luoghi e metodologie di genocidi famosi o dimenticati, sono deposte a
terra a formare un ideale cimitero, il tutto racchiuso da terzine tratte dalla
Divina Commedia che costituisce monito e riflessione sull'agire dell'uomo
contro sè stesso
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